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La Carbon Footprint e le sue norme

I cambiamenti climatici costituiscono un tema di grandissimo interesse a livello istituzionale, scientifico e ambientalista.

Sono riconosciuti come una delle più importanti sfide che le Organizzazioni, i Governi ed i Cittadini dovranno affrontare nei prossimi decenni data la loro enorme futura influenza, sia sui sistemi naturali, sia sui sistemi socio-economici.

Le istituzioni, da parte loro, stanno prendendo provvedimenti per diminuire il loro impatto sull’ambiente, adottando strategie volte a limitare le emissioni di gas ad effetto serra.

Presa di coscienza importante che però richiede il possesso di strumenti idonei per quantificare, monitorare e verificare in modo oggettivo le attività di calcolo e rendicontazione delle emissioni di GHG.

Nella lotta ai cambiamenti climatici esiste una variabile importante e cruciale da tener presente: la Carbon Footprint

Si parla di Carbon Footprint (o impronta di carbonio) come della quantità di emissioni di gas ad effetto serra generate da un prodotto/servizio durante il suo ciclo di vita, oppure, a livello di organizzazione, generate in un anno dall’esercizio aziendale.

Calcolare l’impronta di carbonio è importante poiché aiuta a determinare le azioni da mettere in campo per ridurre e compensare le emissioni di gas serra nell’atmosfera.

Il sistema della Normazione Tecnica Internazionale (ISO) elabora le norme che, basate su un approccio scientifico e sistematico, meglio rispondono all’esigenza di delineare una metodologia omogenea e riconosciuta a livello internazionale come standard tecnico per il calcolo della Carbon Footprint.

Sono così nate le norme UNI EN ISO 14064 (per le organizzazioni) e UNI EN ISO 14067 (per i prodotti/servizio).

NORMA ISO 14064

La norma ISO 14064 “Gas ad effetto serra”, recepita anche in Italia come norma UNI EN ISO 14064, è suddivisa in 3 parti:

  • UNI EN ISO 14064-1:2019 “Gas ad effetto serra – Parte 1: Specifiche e guida, a livello dell’organizzazione, per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra e della loro rimozione”
  • UNI EN ISO 14064-2:2019 “Gas ad effetto serra – Parte 2: Specifiche e guida, a livello di progetto, per la quantificazione, il monitoraggio e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra o dell’aumento della loro rimozione”
  • UNI EN ISO 14064-3:2019 “Gas ad effetto serra – Parte 3: Specifiche e guida per la validazione e la verifica delle asserzioni relative ai gas ad effetto serra”

Tale norma è composta da tre parti (generalmente utilizzate in forma separata) di cui la parte 1 specifica i requisiti per la progettazione e lo sviluppo degli inventari dei gas serra delle Organizzazioni (altresì definiti come Carbon Footprint di Organizzazione).

I gas ad effetto serra (GHG) considerati dalle norme sono: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6).

Si tratta cioè di tutti i gas già contenuti nel Protocollo di Kyoto i quali, in funzione del proprio diverso GWP (Global Warming Potential), contribuiscono complessivamente al fenomeno del riscaldamento climatico globale.

Il Protocollo di Kyoto è stato il primo accordo internazionale tra Stati finalizzato alla riduzione dei GHG per il contrasto al cambiamento climatico, nel quale sono raccolti gli sforzi della maggior parte dei Paesi del Mondo.

Recentemente però la  COP 21 di Parigi (svolta nel 2015) ha identificato le aziende quali attori irrinunciabili di impegno per la tutela climatica.

Il punto di partenza per l’implementazione di una strategia di riduzione del proprio impatto climatico è la misura dell’impronta di carbonio della propria attività aziendale.

Questa si effettua sulla base di criteri e standard tecnico-scientifici riconosciuti a livello internazionale, allo scopo di ottenere un risultato oggettivo e ripetibile negli anni.

Quantificare oggi l’impronta climatica di una Organizzazione (carbon footprint) mediante lo standard internazionale ISO 14064, e provvedere alla sua gestione, diventa quindi un’azione utile ed attuale in termini di responsabilità ambientale aziendale.

Per definizione, l’impronta di carbonio di un’organizzazione esprime la totalità delle emissioni di GHG calcolate nell’ambito di un esercizio aziendale annuale.

Secondo la norma ISO 14064-1 la contabilità inventariale di GHG viene realizzata nell’ambito di 3 diverse categorie di emissioni serra:

SCOPE 1 – emissioni dirette;
SCOPE 2 – emissioni indirette da consumi energetici;
SCOPE 3 – altre emissioni indirette

L’utilizzo della norma UNI EN ISO 14064-1 da parte di una Organizzazione ha una doppia valenza: una operativa e una comunicativa.

A livello operativo la mappatura delle emissioni permette di identificare le sorgenti emissive e capirne l’intensità, al fine di poter impostare politiche e strategie di gestione dei gas serra.

A livello comunicativo, lo standard permette di coinvolgere gli stakeholder interni ed esterni all’Organizzazione, nella rendicontazione delle performance ambientali aziendali soprattutto a seguito dell’attuazione delle successive soluzioni di decarbonizzazione in house e lungo la filiera.

La rendicontazione è orientata, anche e soprattutto, alle successive azioni di carbon management utili per ridurre e compensare le emissioni di gas serra calcolate.

NORMA ISO 14067

Attraverso la Carbon Footprint di Prodotto (CFP) è possibile quantificare le emissioni di gas ad effetto serra di un bene o servizio.

Il calcolo si basa sulla metodologia LCA(Life Cycle Assessment) che rappresenta uno strumento tecnico attraverso il quale viene individuato e quantificato l’impatto del prodotto lungo l’intero ciclo di vita.

Con la LCA vengono analizzati tutti i processi correlati al prodotto/servizio: dalla fase di produzione delle materie prime, ai trasporti, al packaging, fino allo smaltimento e fine vita.

In questo modo è possibile esaminare le fasi di maggiore criticità e adottare interventi specifici per ridurre e compensare l’impatto ambientale aziendale.

La Carbon Footprint di Prodotto (CFP) considera le emissioni complessive di tutte le fasi della vita del prodotto/servizio, “dalla culla alla tomba” (“from cradle to grave”).

Si parte dalle fasi di approvvigionamento e trattamento delle materie prime e se ne segue la lavorazione e produzione tenendo conto delle modalità di trasporto, fino all’acquisto del prodotto/servizio da parte del cliente, il suo utilizzo, per finire allo smaltimento del prodotto a fine vita. 

La fase di quantificazione della Carbon Footprint di prodotto/servizio diventa un’opportunità di gestione aziendale, poiché permette di capire le inefficienze e le debolezze ambientali dei cicli produttivi aziendali.

Dopo la fase di valutazione entra in gioco la fase di gestione delle emissioni di gas serra attraverso azioni tecniche e organizzative rivolte alla riduzione delle emissioni, laddove possibile.

Così facendo si riducono gli impatti sull’ambiente delle produzioni aziendali e si compensano le emissioni.

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