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Rifiuti e transizione ecologica

Il settore dei rifiuti necessita di una semplificazione della burocrazia e dei processi autorizzativi, unito ad un quadro normativo preciso e rigoroso.

Oltre a ciò si rende importante aumentare le competenze professionali degli operatori in materia di norme tecnico-giuridiche ambientali, per superare il gap impiantistico a livello nazionale.

Per una transizione ecologica efficace da parte del nostro Paese, coniugare sviluppo, efficienza e sostenibilità nel waste management è una precondizione necessaria.

È fondamentale, di fronte alle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico e alla necessità di usufruire di fonti di energia alternative, la presenza di impianti per la gestione e il trattamento dei rifiuti così da garantire il controllo dell’inquinamento, la salute degli ecosistemi e la protezione delle biodiversità.

In Italia però la gestione dei rifiuti è di fronte ad un bivio.

Da una parte l’opportunità offerta dalle risorse messe a disposizione dal PNRR (https://www.italiadomani.gov.it/content/sogei-ng/it/it/home.html) e la pianificazione delineata dal PNGR, dall’altra il superamento della fragilità strutturale riducendo lo spacco impiantistico e la discrepanza di efficienza e qualità del servizio.

In alcune aree del Paese la scarsa capacità degli impianti di gestione dei rifiuti causa un crescente invio verso impianti fuori regione per il recupero energetico o la discarica.

Anche se l’UE ha fissato l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle discariche al 10% entro il 2035, il nostro Paese continua ad affidarsi a questa modalità di smaltimento, che attualmente rappresenta il 20% dei rifiuti. La limitata capacità degli impianti operativi comporta anche il trasferimento dei rifiuti organici a grandi distanze, con conseguenti costi elevati di smaltimento e un aumento dell’inquinamento legato ai trasporti.

Il mancato adeguamento delle infrastrutture italiane causa un circolo vizioso che allontana i target UE e alimenta il “turismo dei rifiuti”.

L’Italia è costretta ad esportare annualmente più di 4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, causando una perdita di valore pari a un miliardo di euro all’anno. Questi materiali potrebbero essere preziosi per l’economia circolare, con un valore stimato fra i 3 e i 5 miliardi nell’arco 2021-2025, in termini di fatturato, occupazione, produzione di energia e gettito fiscale.

La mancanza di impianti di trattamento dei rifiuti causa traffico e inquinamento atmosferico. I rifiuti vengono trasportati da una regione all’altra per essere smaltiti, con conseguenti costi elevati per i cittadini.

Una famiglia di 3 persone che vive in una casa di 100 metri quadrati, paga da 273 euro al Nord fino a 355 euro al Sud per i rifiuti. Questo aumento di costi è legato ai maggiori costi di trasporto.

Per migliorare l’economia, è necessario creare una rete ben pianificata di impianti di trattamento dei rifiuti.

Ad esempio, costruire impianti per il trattamento della sola parte organica potrebbe portare a un significativo risparmio economico nelle Regioni con un tasso di raccolta differenziata inferiore al 55%, risparmiando alle famiglie italiane complessivamente 557 milioni di euro.

Inoltre, la realizzazione di una gestione più efficiente dei rifiuti attraverso l’utilizzo di impianti adeguati, potrebbe ridurre le emissioni di CO2 di circa 3,7 milioni di tonnellate. La valorizzazione energetica dei rifiuti urbani potrebbe anche risparmiare 3,6 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 rispetto alla discarica.

Dal punto di vista economico-finanziario la sola frazione organica, e il recupero energetico, permetterebbe di attivare fino a 11,8 miliardi di euro di indotto economico.

PNRR e PNGR, opportunità per il waste management

Il Decreto Ministeriale n. 257 del 24 giugno 2022 (https://cultura.gov.it/comunicato/dm-257-2406-2022), approvato dal Ministero della Transizione Ecologica, ha stabilito il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti (https://www.mase.gov.it/comunicati/pnrr-mite-pubblicata-la-proposta-di-programma-nazionale-la-gestione-dei-rifiuti).

Questo programma definisce i macro-obiettivi nazionali e i criteri per la gestione dei rifiuti da seguire da parte delle Regioni e Province Autonome fornendo una panoramica dell’impiantistica nazionale, divisa per tipologia e regione, per indirizzare le azioni delle autorità competenti.

La missione 2 del PNGR, in particolare la Componente 1, Misura 1, ha stanziato 2,1 miliardi di euro per sviluppare progetti di economia circolare e gestione sostenibile dei rifiuti.

Per raggiungere gli obiettivi dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite bisogna iniziare subito a costruire una rete di impianti di recupero omogenea nelle regioni del Centro-Sud.

Il 2035 potrebbe sembrare lontano, ma è necessario agire subito per soddisfare i fabbisogni impiantistici del Paese.

Il 2035 sembra essere lontano, ma è necessario agire subito per dotare il Paese di una rete uniforme di impianti di recupero che al momento manca soprattutto nelle regioni del Centro-Sud.

Il Ministero dell’Ambiente ha fornito un forte impulso alla realizzazione di questi obiettivi con fondi erogati per finanziare la creazione, il miglioramento e la digitalizzazione degli impianti di recupero dei rifiuti.

Questi fondi, fino al 100% dei costi ammissibili, sono a fondo perduto e il 60% di essi è stato destinato alle Regioni del Centro-Sud con un finanziamento massimo di 1 milione di euro per 3 linee di intervento.

Il sistema italiano di gestione dei rifiuti è carente per diversi fattori: la mancanza di finanziamenti, la mancanza di pianificazione, permessi adeguati, modalità di comunicazione e gestione del consenso.

È importante che ci sia un cambiamento culturale non solo tra i responsabili della pianificazione, ma anche tra i destinatari.

La mentalità “non nel mio giardino” e “non nel mio mandato elettorale” è un ostacolo per la realizzazione delle opere finanziate. Dati recenti mostrano che solo il 20% delle opere finanziate sono state effettivamente realizzate.

Per migliorare il sistema e ridurre il gap impiantistico, è necessario un approccio industriale e sistemico, che preveda pianificazione strategica, investimenti, innovazione tecnologica, interventi integrati e conoscenza delle norme tecnico-giuridiche del settore.

Per rendere il PNGR effettivamente in grado di programmare e coordinare, è necessario affrontare alcune questioni cruciali:

  • La valutazione dei bisogni
  • La critica delle pianificazioni regionali
  • La definizione di un mercato che unisca principi di autosufficienza e vicinanza nella gestione dei rifiuti urbani e speciali

 Le imprese del settore e la Pubblica Amministrazione devono quindi adottare strategie efficienti e ben pianificate con tempi certi e percorsi definiti.

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